Oggi viviamo nell'epoca del digitale integrale, dove ogni componente prende forma prima sul monitor e poi, se tutto va bene, in officina. I disegni CAD sono perfetti, allineati, colorati, stratificati ma, alcune volte, si fatica a capire cosa si vuole costruire davvero!
La precisione non è solo nelle linee dritte ma anche nel pensiero dietro quelle linee. In alcuni disegni "moderni" — nonostante la pulizia apparente — regna la confusione.
Ai miei tempi, il tecnico che disegnava conosceva a fondo ciò che rappresentava. Non metteva giù una vista se non era strettamente necessaria. Non indicava una quota se non era funzionale alla costruzione. Conosceva i metodi di rappresentazione, l’assonometria, le proiezioni ortogonali, le sezioni vere e quelle convenzionali, oggetto di studio per i miei alunni delle classi seconde e terze. Conosceva l’acciaio, la bullonatura, le lamiere, i giochi di montaggio. E conosceva soprattutto il linguaggio dell’officina.
Oggi capita che il disegno viene prodotto da chi non ha mai visto montare un piatto. I file .dwg o .step viaggiano puliti, ma non parlano la lingua del ferro. La sezione è generata automaticamente al PC, le viste sono quasi infinite, ma la leggibilità è spesso nulla. Si sovrappongono layer, annotazioni, riferimenti, esplosi che sembrano più un collage che una guida. Chi è in officina si trova davanti a un disegno che mostra tutto… tranne ciò che serve!
Come spiego sempre ai miei alunni: la Tecnologia deve semplificare senza sostituire il nostro pensiero critico di sintesi. Il CAD (Computer-Aided Design) non deve mai eliminare lo sforzo di pensare prima di disegnare senza illudere troppo che si possa correggere sempre, aggiungere dopo, lasciare qualcosa “da sistemare”. Chi ha imparato sul tecnigrafo — e ancora oggi sa fare un vero disegno tecnico su carta — sa bene che un disegno non è una somma di linee, ma una scelta precisa di cosa mostrare e cosa omettere.
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Luigi Cardillo al tecnigrafo, San Severo (FG), 1959. |
La vera geometria è un’arte. Non si insegna solo con i software, ma con l’esperienza. Serve capire le trasformazioni nello spazio, la logica delle connessioni, la coerenza tra disegno e realtà e, soprattutto, ascoltare chi in officina sa come si monta, come si piega, come si salda. I maestri carpentieri non hanno bisogno di rendering, ma di dettagli chiari, logici, leggibili e di disegnatori che sappiano ragionare prima ancora di cliccare sul mouse.
La vera precisione non sta solo nel millimetro sulla carta ma nella comprensione del utilizzo di ciò che si sta progettando. Un buon disegno tecnico non è quello che appare solo "bello" ma quello che funziona subito e senza ulteriori chiarimenti.
Spero con questo post di avervi incuriosito a continuare con la lettura della pagina dedicata al disegno tecnico DISEGNO #2, tratta del mio website di formazione tecnologica: bit.ly/ProfingCAD.

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